Pietro Margiotta

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Pittori

I contenuti qui di seguito riportati, sono a cura esclusiva dell'artista

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Piero Margiotta nasce a Martina Franca (TA) nel 1953, dove vive ed opera. Consegue il diploma di maturità artistica presso il liceo artistico "Lisippo" di Taranto e la laurea in Scienze Politiche. E'' stato fra gli animatori e i sostenitori delle numerose attività artistiche e culturali "di base" sviluppatesi rigogliose alla fine degli anni ''70 nella sua città. Si interessa di musica classica e jazz. Ha organizzato e partecipato a diverse mostre "collettive" e personali. Particolarmente attento alla dinamica culturale della sua città, è impegnato, insieme ad altri amici, nell''opera di sprovincializzazione e diffusione delle esperienze artistiche locali

RECENSIONI

ELA CAROLI «Piero Margiotta: un pittore che si muove, sentimentalmente e razionalmente, tra astrazione ed empatia. Le sue figure, i suoi segni, i suoi simboli, le sue storie interiori oscillano e fluttuano problematicamente in questa affascinante dualità, che è quella poi della storia dell’arte di tutti i tempi. […] Il percorso artistico di Piero Margiotta sintetizza il più grande e generale percorso dell’arte del Novecento: parte da una rappresentazione, sulla tela, di scene ed oggetti che costituiscono il suo mondo, il mondo che lo circonda […]. Poi Piero si “distrae” dall’esterno mondo circostante, e inizia il suo “viraggio” interiore, alla scoperta di segni, simboli e stilizzazioni del figurale. […] Qui comincia l’astrazione; P. M. ritorna ad uno “stadio primo” della percezione, come fece Kandinskij all’epoca delle sue “Improvvisations”; però, sperimentando nuove strade, presta attenzione ai grandi insegnamenti di Malevic, Moholy-Nagy tentando di eguagliare quella “purezza” astratta e riattualizzarla. […] Al razionalismo geometrico dell’astrattismo puro si sovrappone un respiro sentimentale, e il non-significante si tramuta in contesto simbolico, mitico. […] Il gioco della percezione, in attesa-allarme della rivelazione, sposta l’idea progettuale nel campo della figuratività, negando quest’ultima e affermando l’indipendenza assoluta di forme e segni dal significato».NICO BLASI «Nel suo originale percorso artistico Piero Margiotta poco ha indugiato sulla figura e sul paesaggio, perché ha voluto intenderli esclusivamente come sosta di riflessione, come tappa obbligata verso la pura figurazione [...] mediante un processo di estrema semplificazione che ha indotto l''artista a esprimere il reale attraverso il vario disporsi di irregolari piani di colore. [...] L''unica condizione che accetta questa pittura è quella dell''intelligenza. L''intelligenza come creazione del complesso mondo interiore dell''artista, che sta al centro dello spazio, ben lontano dalle immagini che egli stesso illumina dall''interno». FRANCESCO SEMERARO «Piero Margiotta con una scelta coraggiosa ha rinunciato alla carica emotiva e razionale che viene dal mondo delle cose e dal mondo della vita per riscoprire le possibilità espressive dei propri strumenti di conoscenza ripercorrendo le tappe storiche dell''astrattismo. Alla base di questa scelta c''è la coerenza rispetto alla facilità e alla felicità della pittura consolatoria e conciliante per un cammino che rifiuta il consenso e l''approvazione. [...] Ha abolito le linee e le strisce che Piet Mondrian adoperava per separare le sue superfici di colori primari, [...] ha rifatto in maniera povera, senza l''effettismo della divisione cromatica, ripartendo dai colori primari, l''indagine sulla possibilità combinatorie dei colori primari brillanti, carichi, sensuosi ma poveri di belluria formale, ridotti all''astrattezza di una geometrica assenza».