CRITICO D’ARTE PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE: IL 20 SETTEMBRE TUTTI IN BICI
Da Sassari a Bergamo. Dalla bicicletta di Leonardo da Vinci all’undicesimo Settembre della FIAB intorno al giorno 20, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, passando per la Draisina di Karl Drais (Drais_Draisina) con fermata su Mario Sironi: educe il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese.
La bicicletta attribuita a Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico.
Milano, Biblioteca Ambrosiana, 132v, 133v. Particolare
BERGAMO | 16. 09. 2024 | La bicicletta di Leonardo da Vinci è uno schizzo che ritroviamo nel Codice Atlantico e falsamente attribuito a Leonardo da Vinci. Questo è uno dei tanti segreti sconosciuti nella compilazione dei manoscritti di Leonardo da Vinci. Durante il restauro del Codice Atlantico, i ricercatori italiani hanno scoperto l'illustrazione della bicicletta tra due pagine incollate. È estremamente semplice e porta la firma di Salaì, allievo di Leonardo da Vinci. I ricercatori ipotizzano che questo schizzo non sia stato realizzato da Leonardo da Vinci, ma sia stato disegnato dal suo apprendista in conformità a un modello nel suo studio.
Ma prima di andare un attimo in senso decrescente al tempo della nostra storia - ci esorta Paolo Battaglia La Terra Borgese - è utile capire che Salaì è l’ironica contrazione di "Saladino", quindi diavolo, poiché non fedele (all’amante Leonardo).
La FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta è un’organizzazione ambientalista. Lo statuto di tale organizzazione riporta come finalità principale la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico, in un quadro di riqualificazione dell’ambiente (urbano ed extraurbano), si legge sul sito - precisa Paolo Battaglia La Terra Borgese -, ed anche quest’anno «FIAB è in prima linea per portare nelle città centinaia di iniziative nella Settimana Europea della Mobilità per coinvolgere un numero sempre maggiore di persone, Enti, Aziende e Associazioni a porre attenzione al tema della Mobilità Sostenibile!».
Aderiscono quasi 200 sedi locali, sparse in tutta Italia. La Federazione ha lo scopo di promuovere l’uso della bicicletta sia come mezzo di trasporto quotidiano per migliorare mobilità e ambiente urbano, sia per la pratica dell’escursionismo in bicicletta, vale a dire di una forma di turismo particolarmente rispettosa dell’ambiente: il CICLOTURISMO.
Ma chi ha inventato davvero la bicicletta come noi la intendiamo?
Karl Christian Ludwig Drais von Sauerbronn - risponde Paolo Battaglia La Terra Borgese -, che congegnò la ruota anteriore sterzante, applicata come perfezionamento di una precedente invenzione del conte Mede de Sivrac, nota come celerifero.
Ma il primo ad aver concepito la bicicletta è l’autore del disegno a matita e carboncino risalente al 1.493, visionabile nel Codice Atlantico: un marchingegno a due ruote collegate da un’asse di legno; ed un manubrio per il controllo della direzione mediante l'appoggio delle mani; ed una specie di catena, per collegare i pedali alla ruota posteriore.
Nell’arte, pittorica, con la bicicletta, affascina e seduce e incanta Mario Sironi, nato a Sassari, col suo Il ciclista del 1916 - svela Paolo Battaglia La Terra Borgese -.
Mario Sironi - 1916. Olio su tela. 96 x 71 cm. Guggenheim, New York.
Donazione, Giovanni e Lilian Pandini, ex Miro Porro (Milano), Bergamo, 2008
La vista parziale della ruota posteriore della bicicletta, si legge sul sito del Guggenheim - fa notare Battaglia La Terra Borgese - comunica il movimento in avanti del ciclista ed evoca un’illustrazione della “Gazzetta dello Sport”. La piacevolezza dell’opera dipende dall’impeto con cui Sironi applica la pittura a olio: pennellate brevi e vigorose per l’erba sulla destra, con colpi di bianco per suggerire i raggi della ruota, e strisce per la curva che si avvicina velocemente; pennellate ampie per la gamba tesa a sinistra e tocchi leggeri per quella a destra, a riposo.
E già la vita moderna degli anni Sessanta - spiega il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese - trova in Sironi la sua rappresentazione pittorica. Fabbriche, garage, gasometri, edifici di periferia sono i soggetti dei suoi quadri, accanto ai personaggi coevi, come, per esempio, Il ciclista qui riprodotto. La figura campeggia, di spalle, con lo sforzo calcolato e misurato dei suoi muscoli. Lo sfondo è la solita periferia di una grande città, il tema più caro a Sironi. Da notare la semplificazione degli edifici, secondo l'insegnamento di Cézanne: raramente una finestra interrompe la compattezza delle superfici. Nel modellato pesante, nella pennellata larga e pastosa si riconosce, in quest'opera che ricordiamo è del 1916, non solo lo studio di Cézanne, ma anche l'assimilazione del Cubismo, e cioè dell'arte detta moderna più influente del suo tempo. Sironi appartenne solo marginalmente al Futurismo: era troppo giovane per potervisi impegnare a fondo, e del resto lo spronava sulla via del Classicismo il suo amore per la forma e per la semplificazione. Intorno al 1920, si può dire che la sua pittura risenta anche dell'Espressionismo; e lo si può constatare fin da questo Ciclista, dipinto con vigore, con contrasti violenti di colore, con forti sottolineature scure. Ma tutto quel che di eccessivo c'è nell'Espressionismo finisce per ripugnare allo spirito sostanzialmente ordinato di Sironi. Egli ripudierà - chiude così Paolo Battaglia La Terra Borgese - gradatamente i colori troppo accesi, e si atterrà a una gamma limitata, contenuta entro i contrasti tra i bruni e i neri con i bianchi gessosi, quasi un'esaltazione del chiaroscuro. Un accento patetico, e quindi espressivo, sta nel contenuto delle sue opere, nelle quali non perde mai di vista il lato umano, e sociale. Oggi Sironi, che è scomparso nel 1961, è considerato il maestro del Novecento italiano, accanto a Carrà e a Campigli.