RECENSIONI
2008 | Pescara, 5 Marzo | COLLEZIONE 2008
Un segno sottile, sofisticato, concettuale e poetico allo stesso tempo contraddistingue il tratto incisorio di Americo Di Gregorio, un intervento effettuato su supporto di compensato sul quale poi l''artista interviene con colori quasi sgocciolati e non sempre tesi a campire circostanziate zone iconiche. Il più delle volte, infatti Di Gregorio, sconfina volutamente i margini delle forme inondando di armoniose cromie figure umane in movimento che sembrano accavallarsi, scontrarsi, incontrarsi. Corpi in movimento e coinvolti, forse loro malgrado, nella vita che è drammatica, che è lotta, che è urlo.
Alcuni quadri sembrano dei "non finiti" ed in questi la sensibilità così risparmiata si avvalora giocando rimandi mentali quali brevi sequenze formali date con estrema raffinatezza così come raffinato è l''aspetto semantico che muove il nostri artista, cosi vicino alla verità delle cose, anzi identificato in esse mediante un fare discreto, silenzioso, meditativo.
L''atteggiamento esistenziale e linguistico di Americo, del resto, si afferma in maniera autonoma; egli, in fatti, afferma i propri valori attraverso i mezzi visivi adoperati che spesso lo situano su fronti espressivi atti a rinnovare in modo quanto mai originale visioni arcaiche. Molti suoi lavori possono dirsi graffiti metropolitani cui si coniugano risonanze ancestrali quali esiti di una realtà astratta fino alle se forme essenziali, più recondite e, proprio per questo, in grado di esprimere la vera essenza di quella stessa realtà.