Stefano Fanara

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Pittori

I contenuti qui di seguito riportati, sono a cura esclusiva dell'artista

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Stefano Fanara nasce a Favara in provincia di Agrigento nel 1963. Innata in lui una forte spinta creativa che lo porta a sperimentare, fin da tenerissima età, le potenzialità dei diversi medium espressivi. Sottrae ore al gioco reclamate dai suoi coetanei ed è pervaso da una irrefrenabile esigenza di "intervenire" su qualsiasi superficie o supporto, scalfendo o disegnando con gli strumenti più disparati: punte, matite, colori, gessi, carboni o quant''altro su superfici rigide o fogli, volontà inconscia di affermazione di sé. Nascono così, poco più tardi, alcuni timidi ed ancora insicuri elaborati che però già evidenziano calligrafie puntuali e graffianti e una sensibilità ai cromatismi molto spiccata. Tale connotazione accompagnerà sempre il lavoro dell''artista anche nell''età adulta. Nel 1989 si trasferisce a Modena dove inizia la sua attività di insegnante elementare. Scelta non casuale quella di "lavorare" con i bambini che gli forniscono linfa e stimoli con la loro spontaneità e libertà espressiva non ancora intaccata dalla valutazione di realtà che attiene all''età matura. Si sposta successivamente a Bologna dove vive importanti esperienze nel campo del teatro, della danza ed in particolare delle discipline Zen che gli suscitano decisivi cambiamenti di rotta e nuove filosofie. I dipinti in questo periodo riflettono infatti una maggiore decantazione del segno e del colore che mantengono comunque una loro irruenza. Opere più riflessive e meditate o meglio, una posizione più riflessiva e mediata, tesa a captare impercettibili fili emozionali, scritture ed alfabeti del mondo interiore. L''attuale processo creativo vede una apparente distonica dualità: la ricerca di una sintesi pittorica e del linguaggio e nel contempo la saturazione a tutto campo della superficie. Una necessità di estrapolare, quasi chirurgicamente, dei frammenti di vita per poi trasporli e dilatarli a largo raggio nel proprio nel proprio vissuto. Urgenza di abbandonarsi al gesto istintuale delle origini alla ricerca di antiche matrici e di possibili equilibri tra natura e ragione. Le due modalità operative trovano una convergenza proprio nel loro essere diverse ed entrano in una simbiosi di grande efficacia che parla dell''uomo e delle sue contraddizioni. Stefano Fanara vive e lavora a Bologna, è laureato in Pedagogia con indirizzo Letterario e Filosofico e specializzato in Pedagogia Speciale per l''insegnamento ai bambini disabili.

RECENSIONI

LA PRESENZA DELLA RAGIONE L’informale di Stefano Fanara si propone come una pittura organica ed evocativa dove l’accumulo incalzante della materia si dissolve, sfuma, frammenta, segna improbabilità terragne e naturali, dove il colore diventa protagonista assoluto assumendo un ruolo autonomo e compresso sulle grandi tele quasi una presenza fisica liberatoria riassuntiva del fare pittura. Una densità materica, comunque, sempre non casuale, senza inquietudini automatiche e puramente gestuali ma calibrata e costruita in una sequenza maniacale di piccole tessere contigue e cariche di luce mediterranea. L’opera finisce così per comunicare una sua forza intrinseca, una emozione forte, intensa, determinata che va oltre ogni compromesso o mediazione intellettuale: insieme eterogeneo di improvvisi lirici - sino a spaziature di furiosa drammaticità - in una ricerca puramente pittorica e obbligata, costruita dal basso verso l’alto . Ricerca che perde o dimentica per strada possibili stimoli naturali, o naturalistici, per l’essenziale di una pittura restituita alle sue origini di immediatezza, di creatività, di pura ispirazione senza urgenze di racconto. In Fanara non ci sono valori o significati mutilanti che costringono a dare senso compiuto e finito al suo lavoro, le composizioni non hanno neppure titolo. Nell’artista è stanziale, piuttosto, una trama assolutamente autonoma di varianti infinite e di scosse emozionali, un tessuto tattile e motorio in cui tagli di nero improvviso e notturno ristabiliscono drammaticità, carica, ritmi sinergici. Sono diverse le tensioni di racconto che vivono in questo ultimo ciclo di opere. Mentre alcuni dipinti appaiono immediatamente riferibili a memorie di paesaggio, in altri si assiste al netto rifiuto del quadro come “rappresentazione” e quindi alla negazione della forza evocativa dei mezzi astratti di espressione. Una dinamica di crescita continua e snervante porta a sintesi un atto del dipingere che non testimonia sé stesso ma vive per accumulazione e muove energia. Anche se l’ordito ha, in qualche caso, l’impasto tumultuoso di una sorta di action painting ben lontano è da Fanara quel nuovo senso del tempo, quell’atto autografico, quella sperimentazione urgente come azione e come evento concreto ed immediato che Sam Hunter definiva episodi del dramma di autodefinizione dell’artista d’azione. Per contro risulta credibile che in qualche fase del suo fare pittura l’artista ritrovi momenti affini e contigui al vitalismo ed alla scrittura della generazione eroica americana dell’ultimo dopoguerra. Non è casuale, infatti, che Stefano abbia scritto - in appunti a margine di un suo profilo d’artista - di come lasciar muovere l’energia significa far muovere la mano, senza controllo mentale, cercare di diventare un canale vuoto, dare parola a tutto ciò che è sconosciuto, avere fiducia nell’ignoto, percepire che qualcosa accadrà anche senza sapere come. Appare nell’ultimo Fanara un forte elemento di ritualità del gesto. Un gesto frenato, caotico solo in apparenza, instancabile ripetizione di andamenti ritmici in una difficile commistione di equilibri tra ordine ed esplosione. E’ una conquista progressiva del vuoto quella che l’artista mette in atto, una espansione in spazi non misurabili, che vanno oltre il confine del quadro, ed in cui i colori alchidici, liberati da contenuto e forma, si fanno stanza espressiva, filigrana emozionale, reperto di una memoria del naturale. Una pittura magnetica spalmata in una poetica dello spazio tra cupe intensità ed improvvisi di aspra sensualità e dove, in ogni opera, si trova condensato tutto uno sgomitolarsi emotivo che viene da lontano. Sono le verità relative di un procedere introspettivo e defatigante per spazi stretti in cui il dettaglio diventa proiezione di insieme. Cosi’, di quadro in quadro, Fanara ripete il suo muoversi, la sua ricerca, il sottrarre dal nero dei fondi carnalità di colori ora lavici e infuocati, ora freddi, vividi e abbrividiti sino a certe epifanie di verdi dai timbri morbidi ed invitanti o di satinata, paludosa opacità. Il suo fare pittura non é ieratico, ossessivo, tumultuoso come potrebbe apparire. Si compie e si chiude nell’opera di Fanara un equilibrio delicato tra la densissima emotività ed inquietudine che l’artista si porta dentro e la codificata razionalità della costruzione pittorica. Se da una parte infatti c’è il lasciarsi trasportare dalla situazione emozionale del momento dall’altro entra in circolo una ordinata compressione razionale che calibra la ricca e tormentata materia pittorica quasi fosse un lento accrescimento di verità interiore: la superficie dipinta è l’espressione di ciò che sta sotto, nasconde strati più profondi, forse involontari, il suo visibile sconta l’inesplicabile delle forze elementari di forma e colore. Sono esiti di informale purissimo che si combinano nelle opere segnate dai neri con tracce profonde, con chiusure e contrazioni di espressionismo astratto di raffinata caratura estetica. Anche questa, solo apparente, contradditorietà segna la carica emotiva di oggi che non dimentica le radici e sintetizza l’antefatto mai occasionale, e pertanto presente, del suo lungo percorso artistico. In effetti non si tratta di “raccontare” emozioni ma di ricrearne le cause. La vibrazione quasi molecolare delle stesure e delle tessiture materiche è mutazione ed elaborazione continua, crea un work in progress permanente, accentua un linguaggio in cui l’ispirazione non è dovuta ad alcuna suggestione mnemonica o, comunque, alienante. Ogni opera vive così un suo clima di metafisica corporeità, sulle grandi tele il lavoro è lento e voluto, il disegno è meditato e complesso e deve essere sempre portato ad un stadio di completa organizzazione. Nessun lavoro nasce per copia conforme perché in Fanara ogni quadro è un viaggio in stazioni di turbamenti improvvisi, di percussioni accelerate, sulle sensazioni di un dentro che cerca luci di superficie e segnali di nuovo orizzonte. Non è un caso che siano scomparsi i cieli e i larghi squarci di azzurro intenso e ghiacciato che hanno caratterizzato il tempo che ha preceduto questo tuffo, questo collasso, questo affondo nel cuore della materia: altro viatico possibile verso l’affermazione di come l’arte puramente astratta non sia possibile e, comunque, non nasca mai casualmente. Casualità rifiutata anche nella stagione più prettamente segnica che ha anticipato questo ultimo ciclo di opere: un accatastarsi di tratti brevi, spezzati, quasi calligrafici, convulsi nello spazio dove si aprivano lampi abbacinati di luminosità intense, vibrazioni e scoperta di nuova mitologia naturale, materia dolente, sfilacciata e conclusa in memorie arcane e misteri insondabili. Come quei neri segni di croce che, oggi, sembrano vietare accesso ulteriore allo spazio, quasi una negazione che afferma, o che concede, alla pittura attorno un ulteriore diritto di esistere. VALERIO GRIMALDI

Mostre

Stefano Fanara nato a Favara (Agrigento ) l'' 11\02\1963. Mi accosto sin da piccolo all'' arte. Inizio con la pittura, prima a tempera, poi con gli acrilici, china, olio, acquarello... Le tecniche seguite sono diverse, così come le numerose guide di maestri delle più svariate esperienze artistiche e culturali. Frequento nello stesso tempo personalità che operano nel campo dell''arte della regione Sicilia ed entro in stretta amicizia con alcuni di loro. Nel 1989 mi trasferisco a Modena dove inizio la carriera d''insegnante elementare. Portato a sperimentare e ad apprendere tecniche nuove nel campo della pittura e della fotografia, inizio ad interessarmi di danza, meditazione zen e teatro. Questa ricerca mi conduce negli ultimi periodi a lavorare con note personalità in campo teatrale e pittorico: 1995\1996 - César Brie - ARGENTINA - teatro e pittura; 1996 - Alfonso Sant'' Agata - ITALIA - teatro ; 1997 - Francis Pardeilhan - U.S.A ; - teatro e pittura ; 1998 -Prashant - ITALIA; - pittura. 1999 - Enrique Vargas - COLOMBIA; pittura e teatro. Contemporaneamente alle esperienze sopraccitate affianco al mio lavoro d''insegnante esperienze teatrali, fotografiche e pittoriche. Ottobre 1996 - Selezione fotografica FIT, Airone, WWF Nazionale (mostra itinerante in Abruzzo). Dicembre 1996 Teatro Comunale di Modena rappresentazione dello spettacolo - "Strani giorni" di cui ho curato la regia e le scenografie. Nel mese di giugno 1997 partecipo ad un''esposizione presso la galleria "Il Paradisino" del Comune di Modena e ricevo il premio della critica. Luglio 1997 esposizione c/o Comune di Bagnolo (Re). Settembre 1997 esposizione personale Galleria Clù di Modena. Collettiva dal tema " Sinergie " c\o Comune di Quattro Castella ( Re) mese di dicembre 1997. Personale dal tema " Meditazione e arte " c\o Galleria Clù di Modena. Dicembre\gennaio 1997\''98. Febbraio 1998 intervento pittorico presso la trasmissione televisiva "Help" di Red Ronnie su tmc2. Marzo 1988 Personale Galleria Torre Strozzi Modena. Marzo\Aprile 1998 Collettiva Internazionale Centro culturale S. Giorgetto Verona a cura della Galleria Linea 70 e del Giacobbe Spazio di Milano. Maggio\ Giugno 1998 Personale presso il Castello del Vescovo di Arceto Comune di Scandiano (RE) . Personale Centro Torre Strozzi -Parlesca (PG) giugno luglio 1998. Intervento presso il comune di Scopoli (PG) progetto D''Arteinternazionale "Resurrezione" con il patrocinio della Regione Umbria e del Comune di Foligno. Intervento sui containers dislocati nel territorio. Estate 1998 3^ Biennale Nazionale di Pittura Città di RIMINI 16° premio d'' onore Bellariva Giugno 1998 XII Premio Nazionale di pittura Claudio e Luca Zanetti Città di OSIO DI SOTTO (Bergamo) giugno 1998 Personale Galleria Clu'' Modena settembre 1998 Intervento su RAI 2 nello speciale dedicato a Scopoli "Progetto Resurrezione" ottobre 1998 Presentazione del video "La Creazione del Segno" Regia di Benny Caramanna Modena ottobre 1998. Personale Galleria Spazio Arte dal 01\12\98 al 13 12\''98 Spoleto (PG). Senza titolo c\o Galleria Antonio Battaglia - Milano dal 08\03\1999 al 20\03\1999 Personale Galleria Gnaccarini Bologna dal 13\03\1999 al 24\03\1999. Partecipazione ad ARTEXPO ''99 FIERA INTERNAZIONALE D'' ARTE contemporanea DI BARCELLONA SPAGNA dal 05\05\1999 al 09\05\1999 Personale Galleria Comunale del comune di Rubiera (Re) con il patrocinio dell'' Ass.to alla Cultura 02\luglio\01 agosto 1999 Collettiva Galleria Gnaccarini Bologna dal 12\06\ al 23\06\1999. Partecipazione al 2° SALON de JUILLETT c\o GALLERIA LA BACHECA CAGLIARI estate 1999 Glerie BERTRAND KASS INNSBRUK AUSTRIA dal 30\07\99 AL 12\08\99 SELEZIONE Progetto INTERNAZIONALE itinerante '''' LE VELE DELLA SPERANZA'''' Comune di FOLIGNO, PERUGIA, REGIONE UMBRIA per i terremotati - MUSEO NAZIONALE D'' ARTE CONTEMPORANEA DI SCOPOLI Estate 1999 , CITTA'' DI CREMONA CENTRO D'' ARTE E CULTURA Torre Strozzi Parlesca PERUGIA AGOSTO 1999 Mostra a cura di Luciano Lepri dal titolo "ARTIFICIALMENTE" Comune di BAGNI DI LUCCA Villa ADA Personale dal titolo: "WATER" CENTRO D'' ARTE E CULTURA Torre Strozzi MODENA SETTEMBRE 1999 "ARTIFICIALMENTE" COMUNE DI BAGNOLO IN PIANO (RE) 11 ARTISTI A CONFRONTO Assessorato alla cultura, Bibblioteca Comunale SETTEMBRE 1999 Personale Galleria Gnaccarini Bologna dal 13\11\1999 al 01\12\1999. Personale GAlleria 2° Rinascimento Bologna dal 19\12\1999 al 08\01\2000 BIENNALE INTERNAZIONALE DI ARTE CONTEMPORANEA CITTA'' DI FIRENZE dal 03\12\1999 al 12\12\1999 Collettiva Galleria Modigliani MILANO novembre 1999 PERSONALE GALLERIA 2° RINASCIMENTO BOLOGNA DICEMBRE 1999 LINEART FLANDERS EXPO - FIERA INTERNAZIONALE DI GENT BELGIO DICEMBRE 1999 SHARJAH ART MUSEUM UNITED ARAB EMIRATES GENNAIO 2000 Comune di SASSUOLO GALLERIA D'' ARTE MODERNA FEBBRAIO - MARZO 2000 START 2000 STRASBURG ART FAIR FEBBRAIO 2000 FRANCIA NEW YORK EXPO MARZO 2000 HOLAND ART FAIR 2000 APRILE - DEN HAAG- OLANDA ARTEXPO 2000 BARCELLONA MAGGIO - SPAGNA FORVM ARTIS MUSEUM - MONTESE - MODENA Estate 2000 Palazzo VALENTINI ROMA - MILLENIUM ART - OTTOBRE 2000 PREMIO INTERNAZIONALE D''ARTE – PAVIA GIOVANE ARTE EUROPEA – SETTEMBRE 2001 – PALAZZO DELLA PROVINCIA DI PAVIA ART KARLSRUHE 2004 – INTERNATIONALE MESSE FUR MODERN KUNST – GERMANY – MARZO 2004 LINEART FLANDERS EXPO - FIERA INTERNAZIONALE DI GENT BELGIO DICEMBRE 2004 Nell'' aprile del 1999 ho collaborato con il regista colombiano ENRIQUE VARGAS al progetto di ricerca "MEMORIA DEL VINO o i giochi di DIONISO" prodotto da EMILIA ROMAGNA TEATRO. Il processo di ricerca ha portato alla costruzione del nuovo spettacolo che ha debuttato a Bologna in anteprima mondiale nel giugno del 2000. La collaborazione mi ha portato a collaborare nell''allestimento delle scenografie. Nel 1998 ho collaborato con un gruppo di colleghi ad una sperimentazione basata su alcune tecniche meditative trasportate in campo artistico. La fine del lavoro attuata alla fine del 2000, ha raccolto un libro edito dalla casa editrice "Urra" dal titolo “Meditazione e arte”. Il progetto è nato da un incontro diretto con gli scrittori americani WADUT e WADUDA autori del libro "L''alchimia Della Trasformazione" ed. URRA. Al progetto si sono interessate la stampa specializzata (FLASH ART ITALIA) e la televisione (RAI 2) con articoli, recensioni e servizi. Il lavoro che va fino al 2001 è stato un cammino introspettivo in cui l''esperienza della verità interiore e l''espressione della sua bellezza hanno viaggiato insieme, diventando una pulsazione, uno yin e yang, due ali per volare. L'' esperienza della meditazione in questi ultimi anni mi ha portato a contatto con i vari livelli del mio essere interiore e la pittura ha potuto esprimere in presa diretta le sensazioni. I dipinti degli anni 1998/2001 sono stati il frutto d''esperimenti su me stesso, un cammino d''esplorazione, di trasformazione interiore, di guarigione e di riorganizzazione dei livelli sottili. Il lavoro della meditazione prima e la pittura dopo mi hanno fatto percorrere un cammino d''analisi dei miei stati d''animo, un percorso interiore basato sull''energia. L'' atto creativo è stato dettato dalla spontaneità delle linee e dei segni. Il lavoro è stato basato sull''emissione dell''energia, energia che è confluita ad una traccia, dove ogni segno è a sè. Non ho cercato mai di collegare le tracce e i segni in un tutto unico, non ho progettato, non ho tentato di costruire un''immagine; ho lasciato che si accumulassero segno su segno, sfumata su sfumata. In questo processo continuo ancora oggi cerco di non progettare, di non definire, lo scopo è quello di creare un processo la cui azione non è un bel quadro, ma creare un contatto tra la mano e l''energia del cosmo. Lasciare muovere l'' energia significa fare muovere la mano, senza controllo mentale; cer